”In merito al cosiddetto carattere romantico che viene sprigionato in maggior parte dal disordine e dal degrado degli edifici obsoleti, abbiamo cercato di rimuovere una caratteristica così insalubre e malaticcia, incompatibile con l’idea di città moderna” Gheorghe Filipeanu “Studio per la urbanizzazione della citta di Iaşi” Architettura RPR, 8 (1955): 1-9.
All’incrocio di tre storiche arterie, corso Ştefan cel Mare, strada Alexandru Lăpuşneanu e strada Cuza Vodă, la Piazza dell’Unità segna il luogo in cui l’Hora Unirii venne danzata per la prima volta il 24 gennaio 1859. La statua in bronzo di Alexandru Ioan Cuza, inaugurata nel 1912, fu testimone delle celebrazioni in onore della Grande Unità del 1918, delle proteste contro la perdita, nel 1940, dei territori del Nord Bucovina e della Bessarabia, dei bombardamenti del 1944 e della caduta del comunismo nel 1989.
Dominata fino al 1950 dal Palazzo Braunstein e da Hotel Traian, la Piata dell’Unità conobbe una frattura identitaria, che implicò la cancellazione di tutte le tracce della società capitalistica e la sostituzione con un nuovo ambiente costruito per soddisfare le esigenze dei lavoratori.
Lo slancio di modernità degli anni ’60 ed i pregiudizi degli architetti verso il carattere non urbano delle città romene contribuirono significativamente alla distruzione dei centri storici. I palazzi per la classe operaia diventano così l’elemento più importante nell’adeguarsi alla nuova immagine monumentale annullando repentinamente la differenza centro-periferia. Nel 1959 l’urbanizzazione della Piazza dell’Unità a Iaşi fu uno dei pochi grandi progetti che beneficiarono di un concorso con deliberazione, giuria e più varianti. Il progetto, firmato dagli architetti Gheorghe Hussar, Rodica Grozea e Horia Hudiţă venne realizzato da I.S.C.A.S nel 1961. Privilegiare i condomini nella composizione volumetrica della Piazza dell’Unità dominata dall’Hotel Unirea (costruito in seguito nel 1969), con i tre edifici di otto piani come contrappeso nell’area del sud-ovest della piazza ci offre l’immagine odierna di quest’ultima. Gli alberghi Unirea e Traian detenevano gli unici negozi in valuta estera in città (“shop“). Poiché nessun romeno poteva avere legalmente valuta estera, gli studenti stranieri facevano affari d’oro acquistando prodotti stranieri, in particolare caffè e sigarette Kent.
La piazza è cosparsa di mosaici che immortalano temi del propaganda comunista quali l’agricoltura – come dimostrano i mosaici rappresentando trattori, colture varie, le spighe di grano; la foresta – rappresentata da abeti, un cinghiale, un cervo; l’industria – fabbriche, gru, ruote dentate, cuscinetti, chimica; la pace – le Olimpiadi, i colombi e l’atomo, che rappresenta l’uso pacifico dell’energia atomica; l’arte- i film, la musica, il teatro; la storia – la testa di uro, simbolo della Moldova e l’aquila, simbolo della Valacchia, insieme a molti altri motivi tradizionali romeni. Dopo l’ultima riabilitazione venne creato anche un mosaico che rappresenta la bandiera dell’Unione Europea. La parte centrale della piazza è realizzata in marmo policroma rappresentando la leggenda della nascita della Moldova di Dragoş Vodă attraverso la scena della caccia all’uro (l’antenato del bisonte). Secondo le cronache dell’epoca, durante la caccia, la cagnolina del principe (Molda) annegò nel fiume che fu denominato Moldova in sua memoria.
La Piazza dell’Unità divenne il principale luogo di incontro e, soprattutto, per le manifestazioni pubbliche durante il regime comunista. Il balcone del Hotel Traian ospitò in diverse occasioni Nicolae Ceauşescu ed i suoi discorsi. Nello stesso luogo avrebbe dovuto incominciare la rivoluzione del 14 dicembre 1989 per cui furono distribuiti manifesti in città, soffocata purtroppo dalla Securitate, sopprimendo la fermata del tram e dividendo qualsiasi gruppo con più di tre persone che attraversavano la piazza. In memoria di questo evento, la piazza adiacente sita tra gli alberghi Select e Continental porta il nome Piazza 14 dicembre 1989.
Per maggiori informazioni sull’architettura della piazza, clicca qui.
Traduttrice – Mihaela CUCU