Il quartiere Frumoasa rappresenta il risultato dell’urbanizzazione comunista negli anni ’70 – ’80 ed è formato da gruppi di palazzi di 4 piani disposti intorno a spazi comuni, vicino al Monastero Frumoasa, fondato insieme al Monastero Galata, nel XVI secolo. Nel 1729, il monastero andò in rovina, tuttavia, il principe Gregorio II Ghica lo restaurò costruendo la torre-campanile, il muro e due palazzi, uno per il principe e i boiardi e l’altro per le principesse, quest’ultimo situato in un bellissimo giardino con fiori e fontane. Attraverso la costruzione di una diga sul fiume Nicolina venne realizzato un lago artificiale con dei pesci e la possibilità di andare in barca, da lì che prese il nome “Frumoasa”. Nel periodo 1812-1842 il complesso andato in rovina fu totalmente ricostruito, occasione in quale fu adottato l’attuale stile architettonico della chiesa. Infatti, la torre fu eretta e prevista con colonne ioniche al livello della camera delle campane, ed il tetto a forma di “cipolla” dal modello russo. Nei pressi della chiesa venne costruito in marmo il monumento funerare della famiglia Sturdza, uno dei primi nel suo genere in Moldova, e, altresì edificato il “Palazzo delle mura”, edificio in stile neoclassico con l’ingresso dal cortile e la facciata dalla parte opposta e con apertura verso l’ex giardino.
La chiesa rappresenta un monumento architettonico, con quattro false torri, disposte in linea, ovvero, secondo lo stile delle torri ucraine. L’ingresso è decorato in stile neoclassico, con un alto portico dorico formato da quattro colonne. Le facciate hanno anche pilastri dorici. Pur mantenendo il piano longitudinale, l’interno viene trattato come uno spazio unico, al contrario delle chiese medievali in Moldova. Il soffitto appoggia su otto colonne in marmo con capitelli di stucco blu dorato e riccamente decorati con affreschi in colori vivaci. Questi raffigurano la famiglia del Principe Grigore Ghica II ed i sette concili ecumenici, compreso il Sinodo di Iaşi nel 1642, che mostra la città vecchia sullo sfondo.
Sul lato orientale delle mura di cinta, vi è un cancello in legno, la Porta degli Impiccati, che, tra il 1820 e il 1845, fu aperto verso il luogo delle esecuzioni pubbliche dei ladri. Il nome del vicino quartiere, Manta Roşie (Mantello Rosso) deriva dai mantelli dei boia. Fino alla secolarizzazione dei beni ecclesiastici nel 1863, il bellissimo monastero, era uno tra i più ricchi monasteri in Moldova, con 16 tenute in Moldova, Bucovina e Bessarabia. Dopo la secolarizzazione, lo Stato trasformò le corti principesche in diverse caserme per reggimenti di cavalleria e prigioni militari, vi installando un ospedale militare oftalmologico. Dopo il 1945, funzionò come chiesa parrocchiale, e dal 2003 diventa nuovamente monastero.
Da qui ci dirigiamo verso Cetăţuia, la seconda collina nel nostro itinerario.
La Croce di Ferentz
Le truppe austriache guidate dal capitano belga François (Ferentz) Ernaut, inviato per catturare il principe di Moldova Mihai Racoviţă, entrarono a Iaşi il 10 gennaio 1717 con 800 persone, molte delle quali erano moldavi traditori. Dopo aver catturato la Corte Principesca, l’esercito iniziò l’assedio di Cetăţuia, dove si era rifugiato il principe Mihai Racoviţă. Il monastero suonò le campane per chiamare i Tartari di Aroneanu ed i soldati moldavi nascosti in città. Circondato, l’esercito austriaco, scappò giù dalla collina Cetăţuia attraversando il ponte sul laghetto del monastero Frumoasa, dove fu annientato. I corpi di 600 soldati vennero raccolti in un mucchio sul luogo di battaglia, e posta la Croce di Ferentz, croce con iscrizioni in slavo incise nella pietra.
Traduttrice – Mihaela CUCU